Non sono bastate le parole del nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel suo intervento, in occasione della cerimonia di insediamento: «Gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta di provenienza comunitaria, persistono e preoccupano i cittadini ma anche le istituzioni il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli». Detto fatto. I basisti prima hanno chiuso il primo atto dando il via libera allo stop retroattivo dei processi per il presidente della Repubblica e del Capobanda, e per completare la “giornata della legalità”, di quelle con la scritta sotto – ricordatevi di noi – hanno pensato bene di salvare dal reato di corruzione anche l’ex ministro Pietro Lunardi. Domanda: A cosa serve questa norma, nello specifico, al presidente della Repubblica? Da quale delitto, e in nome di cosa, deve essere tutelato così frettolosamente il presidente Giorgio Napolitano? E allora… La commissione Affari costituzionali ha approvato con 15 voti a favore e 7 contrari l’emendamento del relatore Carlo Vizzini (professionista della politica ininterrottamente parlamentare dal 1976, ex PSDI, poi Forza Italia, oggi PDL, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato) al lodo Alfano, in base al quale «i processi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l’assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare». L’ennesima porcheria ad vergognam per Silvio Berlusconi. Hanno votato a favore 13 senatori del PDL e Lega più il senatore finiota Maurizio Saia e il senatore Maurizio Pistorio dell’MPA. L’opposizione ha detto che con questo emendamento si è creato un mostro giuridico, tutto qua. Pierluigi Bersani (PD), indignato: “Non riconsegnerò il paese alla sinistra”.